Tra Verità e Metodo.
Il titolo potrebbe essere tra religione e spiritualità, dal momento che la religione la considero un insieme di valori credenze e convinzioni da seguire attraverso dei rituali che ci dimostrano di essere sulla strada giusta, o meglio nella vita giusta. La spiritualità è qualcosa che va oltre al materiale, è considerabile più un via, un cammino.
Ho preferito parlare di verità, in quanto le verità sono ciò che ci propongono le religioni, e metodo perché il metodo è una via, un cammino.
Ho fatto alcune ricerche e devo dire che ho avuto subito la sensazione di essere guidato, non c’è nulla di male nell’essere guidati, ma ho sviluppato una sorta di allergia immediata verso coloro che cercano di guidarmi, rischiando anche di perdere delle amicizie sento che è un forte problema per me sentire che qualcuno vuole prendermi per mano e portarmi dove vuole lui o lei.
Probabilmente questa mia tendenza mi viene da trent’anni di lavoro con l’ipnosi, un sistema che mette in chiaro fin da subito quanto sia facile essere guidati, dove condizionati e manipolati.
Dunque la domanda da cui sono partito che differenza c’è tra religione e spiritualità, che mi ha portato a rispondermi semplicemente come ho detto che la religione è un insieme di valori credenze e convinzioni, considerate vere da chi le propone, mentre la spiritualità è un cammino, una via, dove si mette da parte il mondo materiale, e qui mi fermo perché ho capito che è un percorso totalmente personale, se non si vuole cadere in una religione, e dunque il metodo ognuno se lo deve costruire.
Rimango un po’ deluso dunque da una ricerca, se pur minima, che mi sembrava una bella intuizione, mentre mi ha spinto a riconsiderare la domanda, e trovandoci verità e metodo, in tale modo mi sono ritrovato a casa, nel senso che da sempre mi chiedo cos’è la verità, e finora la risposta più illuminante e per me è stata quella di Heinz von Foerster, « la verità è l’invenzione di un bugiardo», dove e con poche parole uno dei padri del costruttivismo, che indica con chiarezza il tentativo continuo delle persone a dire come fatto il mondo, e a rendercelo credibile.
Per quanto riguarda il metodo mi viene subito in mente Edgar Morin, il padre del concetto di complessità, dal mio punto di vista, che con la sua opera La Metode ha dato saggio scopo lo so contributo alla mia conoscenza, quantomeno alla conoscenza dell’epistemologia con la quale ho cominciato a chiarirmi la vita.
Ancora una volta mi è chiaro il motivo per cui da un lato amo l’anarchia, e dall’altra le neuroscienze, e qui cercherò di dare chiarezza a questa mia posizione. L’anarchia è la via, il cammino che dovremmo essere capaci a seguire, nel rispetto totale della libertà degli altri, perseguendo la nostra tale libertà, di scelta, di vita. Le neuroscienze per me rappresentano uno studio mirato di come funzioniamo, un approfondimento della conoscenza dell’uomo, un disvelamento fondamentale per poter sapere di esistere, dal mio punto di vista naturalmente te, una chiarezza che ancora manca, dalla quale partire, per dare un senso compiuto al nostro vivere.
L’ipnosi, da me sempre considerata come un lavoro sugli stati mentali, è verità e metodo, nel senso che mette in chiaro come la verità sia frutto sempre di una forma manipolativa, e questo è valido qualunque sia la verità che si vuole sostenere, o di cui si ha bisogno, E qui il mio senso di libertà mi spinge a dire che la soluzione e nell’anarchia, da capirsi e comprendersi nel vero significato che è stato capace di dare a questo concetto Noam Chomsky, dal suo libro «Anarchia, idee per l’umanità liberata».
Il metodo è tracciato da un chiaro percorso che ci indica lo studio dell’Ipnosi, per la precisione dal mio lavoro, l’Ipnosi costruttivista, le cui risposte sono chiare, ed i risultati certi, e qui le neuroscienze ci mettono in luce con chiarezza il vero senso del percorso dell’Ipnosi costruttivista, noi non possiamo prescindere da come siamo fatti per dire ciò che siamo.
Sul concetto di anarchia dunque vi rimando al lavoro di Chomsky, mentre il punto sulle neuroscienze lo considero sul lavoro di Antonio Damasio, dal momento che l’unico neuroscienziato, dal mio punto di vista, che ha saputo chiarire da un lato l’indispensabile supporto del corpo alla coscienza, dall’altro lato l’inevitabile moltiplicazione dei livelli di coscienza raggiungibili.
Ho passato tanti anni a contatto con mondi di conoscenze differenti, alla fine ciò che ha mediato queste conoscenze, rendendole usufruibili e comprensibili, è sempre stata la relazione, e la relazione non è altro che lo sviluppo della conoscenza stessa attraverso l’ascolto dell’altro, un ascolto attivo, dunque empatico, costruttivo, un entrare nella storia dell’altro pur mantenendo la nostra storia personale.
Come dice Damasio, il nostro sé biografico, la forma di coscienza superiore che possediamo, deriva dalla nostra abilità mnemonica, e dalla nostra abilità linguistica, considero importante a questo punto considerare per linguaggio come una dote innata nell’uomo, il linguaggio non si acquisisce si vive, e parte integrante della crescita della persona, nel dire questo adotto il concetto di Chomsky, sul linguaggio generativo, la capacità linguistica è innata nell’umanità.
Per tornare dunque alla verità ed al metodo, considero per me fondamentale questo percorso di conoscenza, in un’analisi precisa e particolare del concetto di anarchia, piena libertà individuale nel rispetto della libertà collettiva, e del concetto di conoscenze Psiconeurosocioantropologiche, usare un termine composto a richiamo della filosofia di Edgar Morin, in questo mi ritrovo a considerare lo studio dell’ipnosi costruttivista, la mia sintesi di questa ricerca.
E inevitabile essere dei religiosi, sostanzialmente persone che creano legami tra le cose, e degli uomini di spirito, è inevitabile seguire valori, credenze, convinzioni, è inevitabile andare oltre a ciò che materialmente conosciuto, passando attraverso il mondo delle idee, generare un campo oltre al mondo materiale.
Ecco forse la vera ragione per cui, dal mio punto di vista, verità e metodo si trasformano semplicemente in una ricerca continua, inesauribile, forse irraggiungibile, di una via, un metodo, che sia vero, e qui il paradosso, la vita come un cammino verso una verità che non è altro che l’idea di un cammino vero. Non per nulla si parla del piacere del viaggio, non dell’arrivo, non si può sapere dove si arriva, il paradosso è per noi l’arrivo come la morte, la fine di un cammino, ma non potendo sapere qual è la meta finale, sempre che di meta si possa parlare, ci si può almeno godere il viaggio.
Dunque la distinzione tra religione e spiritualità mi ha dato modo di comprendere come il conoscere l’Ipnosi Costruttivista sia stato per me il costruire un percorso, un metodo, che fosse sufficientemente utile, funzionale, esportabile, che potesse aiutare le persone a stare bene nella loro vita, e se anche quest’intento può risultare un po’ riduttivo, o banale, se non voglio provare la sensazione di essere manipolato, o di manipolare, e quindi giudicare ed interpretare di conseguanza, devo rimanere su un traguardo minimale vivere per star bene e far star bene.
Da queste mie considerazioni forse ora vi risulta chiaro che la mia scelta è finita con l’essere quella di cercare strade di libertà, (vedi Anarchia erudita), dove la conoscenza è Metodo, una via, un cammino, e la Verità è tutto ciò che finisce, come la vita stessa, dando così spazio ad altre persone che daranno vita ad un nuovo Metodo che chiameranno a loro volta Verità.