Contenuto e contesto una relazione complicata.
In verità non riesco a scegliere mi piacciono tutti e quattro i risvolti dell’epistemologia, certamente son alla ricerca continua di mondi e realtà sempre diversi che mi mettano in contatto con la mia «umanità».
Il senso che diamo al nostro vivere, lo raccontiamo da un lato attraverso una forma, la consapevolezza e la descrizione di mondi possibili che elaboriamo lungo le nostre esperienze. Il senso della nostra vita ha più forme, e sviluppa così differenti idee e conoscenze, il Metodo è essenziale per definire la costruzione di tali forme alla base di ogni descrizione, dal momento che memoria e linguaggio son costruzioni della nostra realtà. L’altra faccia del senso della nostra vita è legata all’amore, all’amicizia, alla bellezza, alla gioia e ai sentimenti, come ci ricorderà Morin, che sono per me il processo della vita.
Voglio riportarvi i quattordici comandamenti che Edgar Morin ha lasciato come pietre miliari della sua vita:
«Il contrario di una verità profonda è un’altra verità profonda (lo ricavo da Pascal e da Niels Bohr)». Edgar Morin.
Ogni verità è una invenzione dicono i costruttivisti, ogni invenzione parte da un esperienza, tutte le esperienze nella vita si trasformano in verità profonde nel tempo. Le storie son alla base della vita per quanto trasmettono verità di verità di verità. Così gli opposti son altre verità profonde in un gioco infinito di possibili considerazioni.
«Il migliore di mondi è anche il peggiore (Dio e Satana sono la stessa cosa)». Edgar Morin.
Ogni mondo, come ogni storia è un continuum, ogni esperienza è un continuo confronto per differenze, la percezione è riconoscere ed utilizzare ogni esperienza che si presenta a noi è confronto e scopo, così il bene lo individuiamo riconoscendo il male, ogni mondo porta in se il tutto ed il contrario del tutto, vivere è scegliere e decidere, cosa tenere e cosa lasciare.
«Tutto ciò che non si rigenera degenera (inoltre, cioè, non bisogna dare niente per acquisito stabilmente)». Edgar Morin.
Tutto è transitorio, sembra che le cose non cambino, ed in questo c’è del vero, siamo noi a cambiare la nostra coscienza continuamente, noi tutti, credo, viviamo nel film che il nostro inconscio, la nostra complessità interiore, costruisce per noi, regalandoci un mondo stabile e compiuto, come un mondo sul palco, in scena, nascondendo tutto ciò che ritiene inutile o dannoso, dietro le quinte.
«Ridere, amare, piangere, comprendere». Edgar Morin.
Per me la vita è una cosa semplice … si nasce, si cresce, si vive, e si muore … della nascita so solo che non ne abbiamo potuto nulla, ne gli altri hai potuto nulla della nostra presenza spazio temporale in cui abbiamo potuto cominciare il nostro cammino … crescere è dovuto, più che voluto dal nostro mondo interno, in tutta la sua complessità crescere è inevitabile, penso per tutta la vita … e la vita è felicità, tristezza, gioia, dolore, amore, pensiero, azione, capire, sentire, percepire, giocare, pensare, credere, sperare, il vivere è creare magia, scienza e conoscenza, vivere è anche dimenticare, fingere, partecipare, per morire c’è tempo si spera, altrimenti la morte la penso proprio come Edgar Morin: «È il nulla. Per me, non ci sono speranze di sopravvivenza o di resurrezione. È irrimediabile».
Condivido all’unisono il suo pensiero. “Per lei, la morte è la fine di tutto?È il nulla. Per me, non ci sono speranze di sopravvivenza o di resurrezione. È irrimediabile.”
«Aspettarsi l’inaspettato». Edgar Morin.
Aspettarsi che la vita porti novità e sorprese tra cambiamento continuo, ed abitudini apprese, immersi in memoria e linguaggio a delineare la nostra coscienza autobiografica, un self che chiamiamo storia.
«Lottare su due fronti». Edgar Morin.
Metterei corpo e mente cervello, campo fisico e campo cognitivo, e metterei lo spirito l’evoluzione delle emozioni, la vita nasce dal corpo e va verso la coscienza, abbiamo un identità complessa frutto dell’emergenza in noi di una parte sulle altre, la genesi dei nostri stati mentali immersi in una continuità cognitiva in cui la nostra identità si afferma con la sua coerenza, tra logica, credenze e convinzioni.
«Resistere alla crudeltà del mondo e alla barbarie umana». Edgar Morin.
Più che mai oggi ritorna vero ciò che fu il mondo della guerra per chi l’attraversò, resistere per non cadere nella barbarie, nella crudeltà, la vita deve vincere resistendo a ciò che potrebbe lasciarci nella desolazione e nella morte. Lo scopo è vivere le nostre esperienze in pieno rispetto dell’esperienza di vita degli altri, ed in pieno rispetto dell’ecologia del mondo stesso in cui viviamo.
«Non sacrificare l’essenziale a ciò che è urgente, ma capire che l’essenziale è urgente». Edgar Morin.
La vita è essenziale, in tutte le sue forme, nulla dovrebbe allontanarci da tale principio, quanto meno il tempo, ogni urgenza è secondaria all’essenziale, così è fondamentale prendersi cura della propria vita e della vita degli altri.
«Votarsi a ciò che suscita passione e compassione». Edgar Morin.
Si dovrebbe ripensare la vita intera, partendo dal lavoro, per come è concepito ed organizzato troppo spesso esclude la passione, la personale realizzazione, a seguire la relazione con gli altri, la vita va vissuta con gli altri, ne sopra ne sotto agli altri, assieme con passione.
«Ridurre la quantità di ragione nella passione e mantenere sempre costante il livello di passione nella ragione». Edgar Morin.
La vita è scelta e decisa dalle nostre emozioni, la ragione deve servirci per non disperderci, per mantenere attraverso la logica un ordine collettivo nel semplice e continuo rispetto della vita in tutte le sue manifestazioni, le emozioni devono tornare ogni volta per guidarci nella nostra storia, nella consapevolezza di quella libertà nella passione.
«Mantenere la rivolta nell’adesione, mantenere l’adesione nella rivolta» (il Muss es sein, es Muss sein di Beethoven)». Edgar Morin.
Mantenere il senso d’appartenenza assieme alla propria individualità, essere unici ed allo stesso tempo stare con gli altri, trovare la propria individualità, l’essere ribelli, nel rispetto della libertà altrui.
«Amare ciò che è fragile e perituro (“Amare ciò che non verrà due volte”, come dice Alfred Vigny)». Edgar Morin.
Amare la vita è tutto, la vita è fragile e destinata a finire, così ogni cosa e persona che sia perte del mondo, tutte le vite non tornano due volte, amare dunque l’irripetibile senso del nostro vivere.
«Pensare ad aumentare la vita dei nostri giorni piuttosto che i giorni della nostra vita”, come sosteneva Rita Levi-Montalcini». Edgar Morin.
Vivere all’altezza dei nostri sogni, forse esser consapevoli che la vita si presenta come un miracolo nella sua complessità, che la felicità è un attimo nel infinito trascorrere del tempo, che nulla torna, meno che mai il tempo.
«Rinascere e rinascere fino alla morte». Edgar Morin.
Penso che la vita sia una continua crescita proprio perché trascorre in cicli, che si aprono e si chiudono, che ci impegnano a rinascere e rinascere più volte, tutto cambia e si trasforma, così il nostro corpo, così la nostra mente cognitiva, le emozioni son il prodotto di continue rinascite, le nostre emozioni son le nostre memorie, il nostro esserci, così si rinasce continuamente mantenendo la propria memoria, è così la propria storia.
«Il carattere complesso dell’attività pensante [… ] associa incessamente in sé, in modo complementare, processi virtualmente antagonistici che tenderebbero ad escludersi l’uno con l’altro. Così il pensiero deve stabilire frontiere e traversarle, aprire concetti e chiuderli, andare dal tutto alle parti e dalle parti al tutto, dubitare e credere, esso deve rifiutare e combattere la contraddizione ma, nello stesso tempo, deve farsene carico e nutrimento». Edgar Morin.
Sicuramente è una porta sulla complessità la sua vita ed il suo pensiero. Mi lascia incredulo il suo lavoro sul metodo, via, cammino, così fedele al proprio pensiero. Non esiste una via, la via viene camminando, così è la vita, un continuo ricercare, conoscere, riconoscere, così in una complessità da contemplare e rispettare.
«Il “senso” della nostra vita è quello che scegliamo fra tutti i sensi possibili e che elaboriamo lungo il nostro cammino. Il senso della mia vita ha due facce. La prima è la curiosità. Ho fatto in modo che la mia curiosità restasse, e lo è tuttora, all’erta; l’unico inconveniente è stato la dispersione, ma la curiosità mi ha permesso di acquisire idee e conoscenze adatte alle mie fasi di ridefinizione. L’altra faccia del senso della mia vita è legata all’amore, all’amicizia, alla bellezza, alla gioia e ai sentimenti». Edgar Morin.