IL METODO IPNOLOGICO COSTRUTTIVISTA
“L’uomo può realizzare delle cose stupefacenti se queste hanno un senso per lui.” Carl Gustav Jung
Dal momento che per i costruttivisti ogni comunicazione, ogni apprendimento e comprensione è in ogni caso costruzione e interpretazione del soggetto che vive l’esperienza, qualunque siano le mie fonti, qualunque scuola abbia potuto frequentare e da qualunque maestro possa essere stato formato, io, solo io porto la responsabilità di ciò che si dice in questo mio scritto.
Il senso che diamo alle cose ed alla nostra vita è avvitato alla nostra identità che non è altro che il tentativo di mantenerci coerenti nella nostra unicità.
Credo che noi possediamo un idea di noi stessi stabile, ma la stabilità è solo la percezione che noi abbiamo di noi stessi, nei fatti credo che la nostra identità sia un continuo rimodellamento, su base culturale, della nostra unicità.
Heinz von Foerster si considerava più un sistemico che uno scienziato e infatti traccia una distinzione tra la teoria sistemica e la teoria della scienza in generale.
Il termine “scienza” viene dal latino “scientia” che contiene la radice indo-europea “skei”: questa radice si riferisce ad attività come “separare”, “distinguere”, “prendere da parte”.
Tra le parole derivate dalla radice “skei” troviamo termini come “scisma” o “schizofrenia e, come amava far notare Heinz, anche il termine “schifo” (in inglese shit), qualcosa da cui ci si vuol separare, la parola “scienza” deriva da questa radice perché si riferisce al tracciare distinzioni tra le cose.
La prima legge della forma di Spencer Brown dice che per avere conoscenza è necessario produrre una distinzione, “Fate una distinzione.”, mentre la seconda legge della forma dice che per poter aver conoscenza si deve ricordare quali distinzioni si son fatte, “Ricordate quali distinzioni sono state fatte.”
La visione di von Foerster di come dovrebbe essere la scienza è tale da imporre l’utilizzo di un altro termine, “sistemica” che si preoccupa di tracciare uguaglianze e di vedere le cose nel loro insieme. Il concetto di sistemica permette di considerare la logica inclusiva “e e” a discredito della logica esclusiva “o o”, includere è vedere il sistema di riferimento nel suo insieme, solo così si può avere una visione d’insieme ecologica, dove viene rispettata la logica del sistema.
Molte volte capita di seguire la storia di una persona e limitandoci a vedere il dettaglio si entra in una logica esclusiva, in quel momento si perde di vista il senso complesso della via, cercando forzatamente soluzioni parziali e riduttive che, oltre a non dar soluzione al problema, ingannano e complicano la ricerca di nuove soluzioni.
Ai concetti di “separare”, “distinguere”, “prendere da parte” Heinz von Foerster propose di sostituire i termini complementari di “mettere insieme”, “unificare”, “identificare”. Questi termini di “unificazione” hanno una comune radice greca, “hen”, da cui “un”, “sin”, “sim”, che ci riporta al significato di “uno”. Da qui nasce la parola “sistema”.
Nella visione costruttivista la Logica è cambiata un sistema è qualcosa che noi mettiamo insieme, noi costruiamo il sistema perchè lo vediamo e lo distinguiamo dal resto, Heinz von Foerster propone di utilizzare il termine “sistemico” come una struttura di pensiero complementare al pensiero scientifico che, attraverso il mettere insieme permette di condividere una realtà che altrimenti è solo supposta tale, rimanendo parziale e limitata.
L’«autos» sta ad indicare l’autonomia del sé. L’individuo computa le informazioni del suo ambiente per proteggersi dai pericoli e per trarne vantaggio ai fini della sua sopravvivenza, al fine di migliorare la propria viabilità. Ma la sua autonomia non può essere mai totale, l’aumento dell’indipendenza personale da un lato corrisponde a un aumento della dipendenza dall’altro. La soluzione non è scegliere o l’indipendenza o la dipendenza, bensì è una soluzione considerare e l’indipendenza e la dipendenza, dove in momenti differenti si è e l’una e l’altra cosa.
“Più l’essere diventa autonomo, più è complesso, e più questa complessità dipende dalle complessità eco-organizzatrici che la alimentano” Edgar Morin.
Così se gli animali sono dotati di locomozione, ne pagano il prezzo con una maggiore necessità di nutrirsi. Ma quale prezzo paga la complessità auto organizzatrice dell’uomo? Ambiguità, incoerenze e paradossi sono i limiti della complessità umana, perdiamo semplicemente la struttura “tripartita” o “triunica” del nostro cervello, la complessità è chiara nel momento che in noi sussistono tre differenti parti con funzioni e compiti differenti.
Il cervello “rettile”, antica struttura presente in ogni animale dai rettili più antichi fino all’uomo, scopo principale la sopravvivenza dell’individuo. Il cervello “mammifero”, struttura cerebrale posseduta da tutti i mammiferi, compreso l’uomo, scopo principale favorire il mantenimento e la crescita della specie. Il cervello “neuro corticale”, la parte evoluta del cervello umano, scopo principale l’anticipazione e la predittività degli eventi attraverso il calcolo, la logica induttiva e deduttiva e l’intuizione cognitiva.
Secondo Feuerbach, filosofo tedesco vissuto dal 1804 al 1872, quando un soggetto entra in un rapporto essenziale e necessario con un oggetto, questo significa che questo oggetto è la vera e propria essenza del soggetto. Con Dio il sentimento umano è in un rapporto necessario: Dio dunque non è altro che l’essenza oggettivata dell’uomo.
La religione è l’oggettivazione dei bisogni e delle aspirazioni dell’uomo, la proiezione di essi in un ente, che viene considerato indipendente dall’uomo e nel quale tali aspirazioni si trovano pienamente realizzate. Nella religione è l’uomo a fare Dio a propria immagine e somiglianza, non viceversa, ‘ Non è Dio che crea l’uomo, ma l’uomo che crea l’idea di Dio ‘ afferma Feuerbach: quando a Dio si attribuiscono la conoscenza o l’amore infinito, in realtà si intende esprimere l’infinità delle possibilità conoscitive e dell’amore propri dell’uomo.
In Dio e nei suoi attributi l’uomo può quindi scorgere oggettivati i suoi bisogni e i suoi desideri e, dunque, conoscerli. Feuerbach conclude dicendo: “La religione è la prima, indiretta, coscienza che l’uomo ha di sé “.
Considero molto interessante l’ordine di pensiero espresso da Feuerbach, la logica proiettivo identificativa dell’uomo è semplice e chiara, quanto strutturalmente alimentata dalla struttura stessa del nostro cervello, i neuroni specchio sono strutture semplici che alimentano l’apprendimento funzionale attraverso automatismi replicativi sulla base stessa dell’immedesimazione nell’altro. Immaginando l’animale guida l’individuo immagina se stesso portando dentro di se, in un processo immedesimativi ed identificativo, tutte le qualità utili percepite nell’animale stesso.
Con il suo libro: “La verità è l’invenzione di un bugiardo”, von Foerster intende sottolineare i processi di cambiamento verso nuovi paradigmi della scienza. Infatti ciò che era “verità scientifica” un tempo si è dimostrata suscettibile di modificazioni ed anche di false costruzioni. Costruzioni, è proprio questo il concetto chiave, un nuovo modo di vedere la realtà e quindi anche la conoscenza: “Ho sempre considerato la scienza come un’attività, il creare scienza” Heinz von Foerster.
La scienza è una grande storia a cui crediamo. Una storia generosa nel cui ordine si intrecciano molti vantaggi, ma questi vantaggi portano con se anche i limiti della storia stessa che ci raccontiamo, cambiare logica è anche combinare questa storia.
Von Foerster mette in discussione che cosa è reale, il concetto di verità, come padre del Costruttivismo, Heinz, asserisce che la realtà non è nient’altro che la costruzione condivisa del significato degli input ricevuti dall’ambiente che i nostri sensi ci trasmettono.
I nostri sensi non raffigurano nessuna rappresentazione della realtà in quanto è nel sistema nervoso centrale che vengono calcolati gli stimoli percepiti come impulsi elettrici che, tramite il linguaggio, traduciamo in elementi di senso e quindi di significato. Il senso che diamo agli stimoli deve essere condiviso da altri da noi con i quali decidiamo cosa è vero e cosa è reale: “…un’ipotesi, che è giusta per A e per B, può essere accettabile soltanto se vale anche per A e B insieme” Heinz von Foerster.
La verità di von Foerster, quindi, è quella di non credere a chi asserisce di essere detentore di verità, e paradossalmente questa è la verità di Heinz von Foerster: “La verità è l’invenzione di un bugiardo”. Ma questo significherebbe che anche von Foerster è, come Parmenide, un bugiardo, ma se è bugiardo dice la verità e se dice la verità non è un bugiardo, e se non è un bugiardo la sua affermazione è vera, ma se è vera è, quindi, un bugiardo e così via. Ecco qui un altra “verità” importante di von Foerster, che oltre ad essere un paradosso, è un pensiero che si applica a se stesso, detto anche autologico.
Noi siamo elaboratori di terz’ordine, questo vuol dire che siamo sensibili alle aspettative, queste infatti non si limitano a condizionare il mondo delle idee, le aspettative condizionano i sensi cambiando il sistema con cui raccogliamo gli elementi coi quali manteniamo la nostra identità in costante permanenza (mantenimento del sé) e coerenza interna, per questo siamo e rappresentiamo la complessità.
La complessità è un cambio di paradigmi come ci suggerisce Edgar Morin, sia dell’Ipnosi l’epistemologia della rappresentazione che quella della costruzione; dal punto di vista dell’evidenza oggettiva al punto di vista della pertinenza …… irreversibilità come tipicità dei sistemi dinamicamente complessi; dalla cibernetica dei sistemi osservati alla cibernetica dei sistemi osservanti; da un punto di vista della causalità lineare a quella circolare; dalla complessità interna alla complessità esterna ….. la complessità non è nella natura ma nel codice, nel sistema intero, non nel semplice sistema osservato, ma nella congiunzione del sistema osservato e quello osservante, in cui sono riposte le scelte, gli scopi, i fini dell’osservatore, per mandare in trance è necessario andare in trance, quest’esperienza rende bene l’idea della reciprocità nel fine e nello scopo; si deve passare da un punto di vista del controllo e della previsione ad un punto di vista del gioco, dell’interazione, come ci suggerisce Gregory Bateson, dove sono i vincoli degli eventi e le strategie dei giocatori, i confini, la figura e lo sfondo assieme a definire la realtà, l’ipnotista e l’ipnotizzatore che si scambino di stato mentale, dove in questa realtà costruiscono nuovi scenari, nuovi confini, li avvengono gli scambi, li avviene conoscenza.
Credo che semplicemente la vita si combini dietro le quinte, noi possiamo assistere solo alla commedia dal lato spettatori, tutto ciò che avviene al di la dello scenario di cui abbiamo consapevolezza noi non possiamo conoscerlo, li è l’inconscio a scegliere e decidere, lasciandoci godere dello spettacolo.
Tutta la terapia non è altro che un tentativo di produrre un cambiamento perturbando un sistema, credo nella saggezza di chi suggerisce la semplicità, qui di seguito il primo degli imperativi di von Foerster, un uomo che ha saputo come scienziato domare la complessità con una visione semplice delle cose, il suo imperativo etico dice: “Agisci in modo da aumentare le possibilità di scelta” “La mia opinione è: la morale è esplicita, l’etica dovrebbe rimanere implicita, dovrebbe essere in un certo senso intessuta nelle azioni del singolo.” Heinz von Foerster.
La posizione etica considera la consapevolezza che la realtà è inventata e che tale invenzione avviene nella relazione, nel contesto, dentro una comune unità di persone. La nostra responsabilità, conseguente all’aver messo in luce una realtà, significa che la nostra considerazione, e di conseguenza le nostre azioni, non rimangono in uno spazio vuoto ma son circondate di conseguenze logiche, noi ci impegniamo a fornire ragioni a favore di ciò che diciamo e facciamo, anzi siamo obbligati a mantenere tutto in un unica coerenza esplicativa e giustificativa di ogni fatto della nostra vita, solo così manteniamo la nostra identità.
Il secondo imperativo, l’imperativo estetico, suggerito da von Foerster: “Se vuoi vedere, impara ad agire”.
Questo imperativo estetico, oltre che richiamare alla responsabilità delle proprie scelte, mette in evidenza il fatto di dover agire se si vuole costruire possibilità, i sensi, l’estetica serve per orientarsi nel costruire la realtà, ma i sensi responsabili della costruzione della nostra realtà sono inaffidabili dal momento che son sensibili alle aspettative, alle profezie.
Credo possa servire tornare a considerare la scienza del controllo, la cibernetica, come base per comprendere la consapevolezza. “La cibernetica è la scienza della regolazione e della trasmissione di notizie negli esseri viventi e nelle macchine”. Norbert Wiener.
“Cibernetica come scienza dell’informazione”. Stafford Beer.
“Cibernetica come gnosologia che si interessa della generazione del sapere attraverso la comunicazione”. Warren McCulloch.
La cibernetica di prim’ordine, separa il soggetto dall’oggetto, vi è una realtà là fuori ed è caratterizzata da processi lineari, tutto è attribuito o attribuibile ad una logica di causa ed effetto. Ma Wittgenstein ci ricorda che la logica causa effetto è una grande superstizione, c’è dunque bisogno di una cibernetica, e dunque una conoscenza, di second’ordine, quella creata da von Foerster, è una conoscenza circolare, in questa conoscenza ci conosciamo ed entriamo a far parte di quel mondo che si osserva. Si passa, quindi, da una cibernetica dei sistemi osservati ad una cibernetica dei sistemi osservanti ci dimostra von Foerster.
Da una cibernetica dove i sistemi tendono all’omeostasi, a mantenere il proprio profilo, ad una cibernetica dove i sistemi sono in continuo cambiamento, in divenire. Si passa da una logica dove l’interazione con il proprio ambiente è unidirezionale a quella dove l’interazione con l’ambiente e reciproca e riflessiva. Si passa da una logica dove l’organizzazione del soggetto che ascolta rimane separata dall’organizzazione dall’ascoltatore, ad una logica dove si parla di organizzazione dell’organizzazione, un’auto-organizzazione del sistema che si viene a creare tra cliente e Ipnotista, Counsellor. Solo a livello di secondo ordine si forma la possibilità dell’auto-riflessione, un luogo oltre i confini del semplice, e dell’ovvio. Fondamentale che l’osservatore/ascoltatore diventi responsabile della propria osservazione/ascolto.
La cibernetica di secondo ordine è quella delle macchine non banali, quella dei sistemi viventi, del linguaggio, dei paradossi, della logica circolare, mentre la cibernetica di primo ordine è quella delle macchine banali, dei sistemi non viventi, della logica matematica, della logica lineare.
La diversità tra “macchine banali” e “macchine non banali” la si può riassumere in questo schema: Macchine Banali Determinate sinteticamente (logica, matematica, complicazione) Indipendenti dalla storia (il tempo gli è indifferente) Determinabili analiticamente (obbediscono alla logica) Prevedibili (subiscono la causa e l’effetto) Macchine non Banali Indeterminate sinteticamente ( sono sistemi complessi) Dipendenti dalla storia (cambiano, crescono, evolvono) Indeterminabili analiticamente (la logica non le racchiude) Imprevedibili (inaspettate, incomprensibili, incognite, impossibili) “Nel momento in cui si dice “è”, si ferma tutto, si diventa onnipotenti, perché “è” è la verità. In questa epoca moderna, si sa qual è la verità, la verità sta nell’essere”. von Foerster.
Essendo l’uomo una macchina non banale, è sempre in questione, quindi sempre in divenire. In continuo cambiamento così come lo è l’ambiente che lo circonda, con il quale interagisce. E quando un sistema smette di evolvere, si blocca, fino al punto che il sistema muore. Quando si lavora con il sistema famiglia lo si riconosce il problema, i sistemi umani stanno male quando sono bloccati, un sistema bloccato muore. La mancanza di libertà, la non possibilità di scelte, e la mancanza d’azione, impasse, generano la fine, la morte della vita.
Il presupposto del costruttivismo è che tutto ciò che percepiamo non è altro che grandi quantità di impulsi elettrici i quali vengono computati nel cervello umano, “il mondo non racchiude nessuna informazione …. Il sistema nervoso trasforma i segnali neuronali in altri segnali neuronali ….. Computare significa considerare le cose insieme” von Foerster, fu così che si decise di chiamare queste macchine artificiali “computer”, macchine che mettono insieme gli impulsi che arrivano all’interno dei loro circuiti.
“La percezione non è niente che noi dovremmo prendere come garanzia. E’ basata sull’interazione tra la distinzione e la connessione che dobbiamo sistemare tutte le volte. L’intero processo è altamente influenzato dalle aspettative.” von Foerster.
“Tuttavia la conoscenza come esperienza è qualcosa di personale e di privato che non può essere trasferito, e ciò che si crede sia trasferibile, cioè la conoscenza oggettiva, deve sempre essere creata dall’ascoltatore: l’ascoltatore capisce, e la conoscenza oggettiva sembra trasferita solo se egli è preparato a capire. Così la cognizione come funzione biologica è tale che la risposta alla domanda ‘Che cos’è la cognizione?’ deve sorgere dal capire la conoscenza ed il conoscitore attraverso la capacità di conoscere di quest’ultimo.” Humberto Maturana, in Biologia della conoscenza.
Purtroppo i concetti autoreferenziali sono complessi, non possono essere ridotti, credo si debba accettare la complessità ed il limite della conoscenza e del linguaggio, il limite è che non possiamo prescindere da ciò che siamo e che crediamo di essere per dire chi siamo e come viviamo, così succede che viviamo delle storie che ci raccontiamo e di cui ci fidiamo, così moriamo delle storie che ci raccontiamo ed in cui crediamo.
Per questo amo ascoltare le storie delle persone, la loro vita, i loro bisogni, i loro desideri, nei quali mi ci ritrovo spesso, mi piace pensare che la realtà equivale alla condivisione, si pensa nell’idea di realtà e si vive nel senso comune proprio così…